Contaminazione da elementi in tracce in specie aviarie (eng)

Gli uccelli selvatici sono da tempo utilizzati come indicatori precoci e sensibili delle alterazioni di ecosistemi e modificazioni degli habitat e fungono da ottimi indicatori dei livelli di contaminazione chimica dell’ambiente.

Per interpretare correttamente i risultati delle analisi è necessario conoscere in dettaglio l’ecologia della specie ed in particolar modo la sua strategia alimentare dal momento che la quasi totalità degli inquinanti viene assunta dagli uccelli attraverso il cibo. Nel caso degli uccelli marini la pressione selettiva ed adattativa dell’evoluzione ha differenziato notevolmente le strategie alimentari delle varie specie per limitare la competizione interspecifica ed un gran numero di nicchie ecologiche si manifestano all’interno di un habitat apparentemente omogeneo. Le differenze inter e intraspecifiche determinano negli uccelli diverse modalità di assunzione, di accumulo e biotrasformazione dei tossici e questa variabilità determina una sensibilità diversificata agli effetti dei contaminanti ambientali.

Gli uccelli offrono numerosi vantaggi come bioindicatori dell’inquinamento  di metalli pesanti, di rilevante importanza è il fatto che essi si trovano all’apice delle piramide trofiche e possono così dare informazioni sull’estensione di un contaminante lungo la catena alimentare.

Già dagli anni '80-'90 il gruppo di ricerca ha lavorato su questa tematica.

Un’indagine comparativa su popolazioni di Berta maggiore (Calonectris diomedea) nidificante in Atlantico ed in alcune isole del Mediterraneo ha evidenziato livelli di mercurio  5 volte più alti nelle uova e nei tessuti delle popolazioni mediterranee. Studi sull’accumulo del mercurio e dei policlorobifenili in uccelli svernanti o nidificanti in aree lagunari e costiere hanno dimostrato che certe zone quali gli stagni di Cagliari e la laguna di Marano sono interessate da fenomeni di inquinamento anche gravi che si riflettono nei livelli di residui di tali sostanze negli organi, nei tessuti e nelle uova delle specie ornitiche presenti.

Altre indagini a lungo termine su alcune specie di gabbiani hanno messo in evidenza precisi andamenti temporali dei singoli contaminanti considerati.