Riprendono gli scavi dell’Università di Siena alle Grotte di Castelcivita (Salerno)

Giovedì, 12 Ottobre 2023
Grotte di Castelcivita: entrata

Dopo un anno di sospensione sono riprese le indagini dell’Università di Siena – Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente – Unità di Ricerca di Preistoria e Antropologia nel sito paleolitico delle Grotte di Castelcivita. Gli scavi (2-14 ottobre) si svolgono in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Provincie di Salerno e Avellino (Concessione MIC|MIC_DG-ABAP_SERV II_UO1|07/06/2021|0019224-P| [34.61.07/1.15.1/2019]), il Comune di Castelcivita e la Società Grotte di Castelcivita S.R.L.
Le Grotte, oltre a costituire uno dei più suggestivi e articolati percorsi ipogei della Penisola Italiana, conservano all’imboccatura le antichissime tracce della presenza neandertaliana (47-43 mila anni fa) e del successivo arrivo (intorno a 42-43 mila anni fa) dei nostri diretti predecessori sapiens.
Questa fase della preistoria, ancora poco documentata a livello archeologico, rappresenta ad oggi uno degli argomenti di maggiore interesse in campo antropologico per le implicazioni connesse alla scomparsa, 41.030–39.260 anni fa, dell’Uomo di Neanderthal (Paleolitico medio), e all’avvento delle nuove tecnologie del Paleolitico superiore legate ad Homo sapiens (uomo anatomicamente moderno).
A Castelcivita le indagini di quest’anno hanno portato alla luce numerosi manufatti in pietra, oggetti d’ornamento su conchiglie marine e resti di animali uccisi e consumati dai cacciatori-raccoglitori dell’Uluzziano e del Protoaurignaziano, le due più antiche culture dell’uomo moderno in Italia.
Uno studio interdisciplinare, pubblicato nel 2020 sulla rivista internazionale “Quaternary International”, ha permesso di identificare su un omero di falco subbuteo proveniente dai livelli uluzziani di Castelcivita chiare tracce che indicano la rimozione intenzionale delle penne remiganti.
Questo dato, unitamente alla scoperta di manufatti le cui caratteristiche attestano l’utilizzo di sofisticate armi da caccia, come l’arco e il propulsore, suggerisce che i dardi dei primi sapiens che raggiunsero il territorio italiano fossero dotati di impennatura, esattamente come le frecce moderne.
Un secondo studio, pubblicato su “Quaternary Science Reviews” nel 2023, ha fornito la prova che i sapiens di Castelcivita si nutrivano di vegetali selvatici, tra cui l’orzo, e possedevano le conoscenze tecnologiche per trasformarli in farina, come dimostra il rinvenimento, nei livelli protoaurignaziani della grotta, di alcuni pestelli sui quali sono stati identificati granuli di amido.
Il sito di Castelcivita, oramai ben noto a livello internazionale per le sue evidenze preistoriche, continua, dunque, e sicuramente continuerà in futuro, a regalarci scoperte sempre più entusiasmanti.